Ho atteso con grande ansia Kena: Bridge of Spirits, il primo videogioco dello studio Ember Lab. Non vedevo l’ora di avviarlo e di godermi il viaggio insieme a Kena ed ai Rot. Eppure, adesso, spero solo di finirlo in fretta.
Kena e la sua avventura che sa di amaro
Lo ammetto. Non vorrei scrivere questo articolo. Ho atteso così tanto Kena: Bridge of Spirits che quando mi sono resa conto dei mille difetti, mi è venuto da piangere. Perché sì, Kena: Bridge of Spirits è un videogioco piacevole, che scorre come l’acqua, bello da vedere e bello da giocare. Ma che in fondo ha qualcosa che non va. E mi piange il cuore a dirlo, perché ho creduto in questa opera fin dal primo giorno in cui è stata mostrata. Tuttavia, oggi, controller alla mano, l’avventura di Kena mi sa di amaro. C’è qualcosa che non mi quadra. A partire da una trama che in linea di massima è abbastanza sottotono, anche se è presentata attraverso cut-scene di tutto rispetto. E qui iniziamo con i “peccato”: le cut-scene sono tutte pre-renderizzate. E capisco che a livello di sviluppo questo sia uno stratagemma ottimo, ma va bene solo in quelle situazioni in cui non puoi modificare alcun dettaglio del protagonista. Sto giocando la mia avventura con il bastone d’argento, quello della Deluxe Edition, e non vederlo nelle scene clou del gioco mi infastidisce un po’.
Tuttavia, quello delle cut-scene è un dettaglio, si tratta comunque di scene create in modo fantastico, però ecco, trovo che vadano un po’ a stonare. Avrei preferito scene più semplici, ma più incluse nel gioco. La trama è comunque narrata in stile cinematografico, quindi sotto questo aspetto poco da dire. Kena: Bridge of Spirits, a livello di storia, è magnifico. Forse un po’ semplice, ma comunque magnifico. Anche ottimo il doppiaggio, soprattutto per essere un titolo indie!
Esclusiva PlayStation: perché è cross-gen?
Kena: Bridge of Spirits è stato da subito presentato per PlayStation 4 e 5, dichiarandosi come un cross-gen in tutto e per tutto. È vero, nei video abbiamo sempre visto la versione next-gen, ma questo non ha mai preoccupato. Sia chiaro, non mi aspettavo un miracolo grafico, proprio perché lo sto giocando su PlayStation 4, tuttavia non mi aspettavo nemmeno i tanti problemi che invece ho riscontrato. La mia esperienza è stata particolarmente traumatica, con momenti in cui ho anche semplicemente spento la console, per passare ad altro. Kena: Bridge of Spirits è riuscita a farmi passare la voglia di giocare. E non è da me. Anzi, tendenzialmente non mi fermo nemmeno di fronte a bug “di tutto rispetto”.
I problemi sono stati sia piccoli che grandi. A partire da comandi poco precisi (in particolar modo nelle sezioni più platform) a rallentamenti assurdi dei caricamenti. Nel primo caso, nulla di grave, anche se questo ha portato a non poche risate, dato che mi ritrovavo a saltellare davanti ai muri in attesa che Kena decidesse di aggrapparsi ed a morti evitabili, a causa di una schivata pressoché inutile, dato che gli attacchi a distanza dei nemici ti colpiscono quasi sempre. Nel secondo caso, bé, le cose si fanno lievemente più gravi. La prima volta che mi è apparso questo problema era nel Villaggio, a “consegnare la posta”. Mi sono ritrovata davanti ad una casa completamente nera, ed ero tipo “Okay, eppure se guardo la mappa la casa sembra proprio questa…”. Dopo aver aperto e richiuso la mappa qualche volta, la casa di colpo si è caricata, mostrando la sua vera identità: era colpita dalla corruzione. Finalmente consegno la posta e riesco ad entrare nel cortile, dove tre sfere rosse mi segnalano l’imminente arrivo di tre nemici. Imminente più o meno…
E se non fosse stato per i bug più grandi, forse i più piccoli nemmeno li avrei presi in considerazione. Ma nel complesso, Kena: Bridge of Spirits, su PlayStation 4, è una piccola impresa… per il giocatore! Ci vuole pazienza e dedizione, e tanti riavvii della console.
Kena: Bridge of Spirits – Un viaggio con i Rot
Sebbene a livello di trama questo gioco sia piacevole, i tanti difetti, a quanto ho letto sul web presenti solo su old-gen, lo rendono un gioco dal sapore particolarmente amaro. Capisco che gli sviluppatori di Ember Lab siano alla loro prima opera, e sapete che non è da me parlare così tanto degli aspetti negativi di un’opera, ma ci sono troppe cose che non mi quadrano. Tutto sommato, avrei preferito avere meno Rot su schermo e meno cappellini da cercare in giro, in cambio di un’esperienza più pulita…
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